Visualizzazione post con etichetta finanza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta finanza. Mostra tutti i post

sabato 14 maggio 2016

Fiscal e leasing immobiliare, nuova formula per la casa

E' arrivato il leasing immobiliare per i privati. Fino ad ora il sistema era conosciuto per comprare l'automobile. Adesso, con il recente intervento del governo che ha introdotto ntrodotto i commi 42bis e seguenti nella Legge di Stabilità, si potrà usare  anche per l'acquisto di un appartamento da parte di soggetti privati. La formula prevista è particolarmente disciplinata e si pone a tutti gli effetti come alternativa ad affitto, mutuo e affitto con riscatto. Spieghiamo in due parole il leasing immobiliare: la banca acquista l’immobile ed il cliente ne prende possesso pagando un canone d’affitto (che può essere a tasso fisso o variabile) periodicamente. Fin dall'inizio dell'operazione, poi, viene fissato contrattualmente il prezzo dell’eventuale riscatto: al termine del piano di leasing, la cui durata oscilla tra 12 e 20 anni, il cliente può comprare casa pagando la maxi-rata finale.
Continua a leggere l'articolo a questo link:  http://infogratis-consulenze.blogspot.it/p/blog-page_24.html




giovedì 25 febbraio 2016

Consulenza digitale: la nuova carta d'identità elettronica con le impronte

Il grande fratello incombe sempre di più. In arrivo il nuovo documento per eccellenza che avrà le impronte digitali (solo per i maggiorenni) ed anche la possibilità di indicare la scelta sulla donazione degli organi. Queste le caratteristiche della nuova Carta d'identità elettronica, grande progetto italico atteso da quasi venti anni. E mentre Apple resiste alla richiesta degli sbirri digitali dell' FBI di alterare il software sull’iPhone di un assassino (stragista) in modo che gli investigatori possano fare tentativi illimitati di inserire il codice senza correre il rischio di cancellare i dati contenuti nel dispositivo, da noi il ministero decide di schedare tutti nella carta d'identità.che sbarcherà in Italia a partire dal primo giorno di Marzo. Il ministero dell'Interno ha pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto, di concerto con i ministeri di Pubblica Amministrazione ed Economia, con le regole di emissione della norme previste dal DL Enti Locali. Il supporto fisico dovrà essere realizzato con le tecniche tipiche della produzione di carte valori, integrato con un microprocessore per la memorizzazione delle informazioni necessarie per la verifica dell'identità del titolare, inclusi gli elementi biometrici, nonché per l'autenticazione in rete. 
Il decreto è stato sottoscritto il 23 dicembre 2015. Dopo tanti stop and go sono state quindi messe a punto le procedure per l'implementazione definitiva di un'operazione che era stata ideata nel 1997, aveva registrato varie sperimentazioni e anche il rilascio di alcune carte d'identità elettroniche. Ma il progetto non è decollato e così si è pensato a un documento digitale unico, con l'incorporazione della tessera sanitaria. Poi, però, anche questo si è fermato e il Governo Renzi ha deciso di ripartire con una nuova Carta, stanziando nel dl Enti locali della scorsa estate anche delle risorse ad hoc. 


Per richiedere la nuova carta d’identità elettronica sarà sufficiente recarsi all’Ufficio Anagrafe del proprio Comune o presso il Consolato di riferimento, se si vive all’estero. La carta verrà consegnata in massimo 6 giorni lavorativi. Verranno raccolti tutti i dati necessari esibendo il proprio documento di riconoscimento. Non sarà più necessario portare la propria fototessera, in quanto la foto verrà fatta in quello stesso momento tramite un’apposita applicazione. Il Comune o il Consolato rilasceranno un numero di pratica e la prima parte dei codici PIN e PUK della propria carta d’identità elettronica. Ancora dubbi sul costo effettivo della carta, che dovrebbe aggirarsi attorno ai 15 euro. Ecco l’elenco dei Comuni dove richiedere la carta d’identità elettronica. Entro il 2018 è prevista l’estensione a tutta Italia. A proposito della vicenda tra la schieramento oplitico Apple contro la giustizia frammentata dell' FBI, per onor del vero raccogliamo quanto affermato dal mitico John McAfee: "la richiesta dell'FBI nei confronti di Apple mina le fondamenta stessa della nostra società.
L'agenzia inoltre potrebbe fare da sola, se avesse la lungimiranza di assumere e pagare le persone giuste." Per risolvere la querelle McAfee si propone alla giustizia come collaboratore gratuito, e afferma di poter fare il lavoro in tre settimane. "Mi mangerò una scarpa nel corso del Neil Cavuto Show se non saremo capaci di riuscire a decifrare il telefono della strage si San Bernardino” ha affermato il geniale informatico. Fosse vero le nostre impronte digitali potrebbero finire in mano a qualsiasi "smanettone" con poca fatica, visto che il livello informatico medio italiano non è quello delle grandi società di software USA.
Per fortuna nostra,  però, visto il quadro normativo ed i risultati ottenuti con la prima versione della carta d’identità elettronica si rimane piuttosto sorpresi nel vedere questo nuovo Decreto Ministeriale rilanciare un documento che non vede molte possibilità di successo in considerazione anche della quasi totale inesistenza, all’attualità, di servizi on line da parte degli enti locali.

domenica 21 febbraio 2016

Come pescare soldi nella rete




Appena 1,76 milioni di euro, contro un miliardo di valore del mercato nel mondo. Le piattaforme sono 15, 22 i progetti promossi, ma solo 6 chiusi con successo. Questi sono i numeri italiani del crowdfunding(dall'inglese crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano, dove un gruppo di persone utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Al mondo esistono 4 tipi di Crowdfunding, il più diffuso è il reward-based che si basa su un investimento in soldi a fronte di una ricompensa per chi investe, come ad esempio finanziarie e sostenere un cantante emergente o un gelataio artigianale a produrre la sua opera prima e ricevere in cambio nel primo caso un biglietto in prima fila al suo primo concerto o una fornitura di gelati gratis per 1 mese. E forse non tutti sanno colui che ha portato alla notorietà il crowdfunding oltreoceano è Barack Obama, pagando parte della sua campagna elettorale per la presidenza con i soldi donati dai suoi elettori. Il donation-based è un modello di crowdfunding che si basa invece su una vera e propria donazione in denaro per sostenere la nascita un’attività o anche di un progetto mentre il “social lending” e “peer to peer lending”, sono modelli che si basano su un prestito da parte di soggetti privati, che vengono ricompensati attraverso il pagamento degli interessi sul prestito.
L'Italia è stato il primo paese al mondo a dotarsi di una regolamentazione normativa crowdfunding. Con il Decreto Legge 18 ottobre 2012, n. 179 (convertito con la legge di conversione17 dicembre 2012, n. 221) recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” (noto anche come “Decreto crescita bis”) agli artt. 25-32. In sintesi il Decreto crescita bis ha disciplinato la «start-up innovativa», introdotto nel Testo Unico della Finanza l'art.50 quinquies «gestione di portali per la raccolta di capitale per le start-up innovative» e l'art.100 ter «offerte attraverso portali per la raccolta di capitali», delegando a Consob la disciplina applicabile alla gestione dei portali ed alle offerte per la raccolta di capitale.  Molti ritengono che il crowdfunding moderno sia una rielaborazione di pratiche storiche risalenti al Settecento e all'Ottocento. Alla fine dell'ottocento la rivita
The World, di proprietà di Joseph Pulitzer, lanciò una raccolta di fondi dal basso per finanziare il piedistallo e l'installazione della Statua della Libertà, dopo che il Comitato preposto era riuscito a raccogliere solo 150.000 dei 300.000 dollari necessari. In cinque mesi raccolse 100mila dollari ed il world ringraziò tutti i 25mila donatori pubblicando i loro nomi.  Questa è l’idea alla base del finanziamento collettivo. La cosa divertente è che chiunque può accedere alla raccolta fondi digitale, per finanziare ogni genere di progetti e senza passare per banche o istituti di credito. Nella maggior parte dei casi il luogo virtuale in cui avviene la raccolta sono piattaforme digitali, grandi siti web che raggruppano centinaia e migliaia di proposte a seconda della tematica. Gli utenti possono leggere in cosa consiste l’idea e decidere di versare una quota e partecipare alla sua realizzazione. Esistono, però, anche campagne “fai da te”, cioè lanciate da un singolo utente o da un gruppo. Il principio guida è quello di fissare una cifra da raccogliere e un tempo limite per farlo. Di norma le piattaforme più diffuse come Kickstarter si comportano secondo la filosofia del tutto –o-niente: in caso di mancato obiettivo a chi si è offerto di mettere i soldi non viene addebitato nulla. Altre piattaforme, invece, accettano anche un finanziamento parziale, che versano al propositore che può decidere se restituirli o farseli bastare. Chi sovvenziona, generalmente riceve in regalo un gadget (dalla maglietta, alla spilla, etc.) in ogni caso per il servizio le piattaforme di crowdfunding trattengono per il loro servizio una percentuale che si aggira intorno al 5%. Il caso Ecco alcuni dei progetti più famosi, tra storie di successo e incredibili flop. 
Coolest Cooler è il progetto che ad oggi ha ricevuto più finanziamenti nella storia della piattaforma di crowdfunding Kickstarter. In Italia, la campagna di crowdfunding che ha raccolto più adesioni è stata quella per la ricostruzione della Città della Scienza, il polo scientifico di Napoli distrutto da un incendio doloso a marzo 2013, che ha raccolto oltre un milione di euro. 
All'opposto, invece, nel giro di appena dieci mesi, il drone Zano è passato da maggior successo a maggior fallimento del crowdfunding in Europa: dalla raccolta di 2,9 milioni di euro alla bancarotta: una piccola azienda gallese chiamata Torquing ha stabilito il record europeo di raccolta fondi su Kickstarter: dodicimila persone hanno pagato 2,3 milioni di sterline (2,9 milioni di euro, al cambio dell’epoca) per finanziare la produzione di un nuovo modello di drone, molto piccolo, dotato di videocamera e pilotabile via smartphone, chiamato Zano . Dieci mesi dopo, a metà novembre, la Torquing ha dichiarato fallimento: gli Zano non hanno mai preso il volo e i soldi non sono stati restituiti agli investitori. Ad onor del vero bisogna sottolineare che il alcune situazioni viene in aiuto anche dei più deboli. Karen Klein, 68enne autista di un pulmino scolastico nella città di Greece, vicino a New York era stata molestata e insultata verbalmente dai giovani passeggeri del mezzo. Il video delle molestie era stata pubblicato online nel luglio 2012, suscitando scalpore e indignazione in Rete. 
È partita allora una raccolta fondi sulla piattaforma statunitense Indiegogo per offrire all’anziana guidatrice una meritata vacanza. Ma la cosa è sfuggita un po’ di mano agli organizzatori, tanto che invece dei 5mila dollari previsti, ne sono stati messi insieme più di 700mila. La signora tuttavia non si è dimostrata avida: ha usato quei soldi non solo per farsi la vacanza dei sogni, ma anche per lanciare una fondazione contro il bullismo. Quanto detto finora dimostra come questo strumento potrebbe realmente rappresentare un’importante ed innovativa opportunità per giovani sconosciuti di realizzare i loro progetti, per garantire loro una maggiore autonomia e indipendenza dai colossi dell’industria meglio sarebbe trovare anche una soluzione fiscale che garantisca eguaglianza e pari trattamento tra le categorie.
L’articolo 793 del codice civile prevede infatti che la donazione possa essere gravata da un onere, “entro i limiti del valore della cosa donata”che il donatario è obbligato ad adempiere. L’onere non deve essere però “tale da snaturare” la donazione stessa e non deve essere considerato come un corrispettivo dell’attribuzione. Il fatto che un utente effettui una donazione per ottenere in cambio una ricompensa come ad esempio un album, una scultura o un ingresso a una performance teatrale assomiglia infatti, più che ad una donazione modale, ad un’azione a prestazioni corrispettive come la compravendita, ma che nei fatti non prevede alcun obbligo fiscale da parte di chi riceve la somma di denaro. Non esisterebbe alcuna differenza, per esempio, tra il musicista che spende il proprio denaro per produrre il proprio album, e che poi vendendolo al pubblico ha l’obbligo di pagare le tasse sui ricavi ottenuti dalle vendite ed il musicista che “regala” il proprio album a coloro che hanno pagato per finanziarlo, che però non deve pagare alcun tipo di tassa sulla somma ricevuta, in quanto donazione.

lunedì 2 novembre 2015

Poca attenzione alla classe energetica



Sensibilità e Risparmio: Sono parole che dovrebbero da tempo aver fatto breccia nel mercato immobiliare. Concetti concreti per una casa come ecosostenibilità o rispetto ambientale, ma soprattutto un concetto semplice come il risparmio, che è positivo per tutti, invece sono ancora marginali nella richiesta dei potenziali clienti. Scopriamo purtroppo che la classe energetica conta ancora poco quando è il momento di scegliere quale casa acquistare, specialmente se non è una nuova costruzione. Solo 6 annunci su 10 riportano la classe di appartenza dell'immobile proposto.

Ancora oggi i fattori che influenzano significativamente la decisione di acquisto sono:
1) la zona in cui si trova l’immobile,
2) il prezzo 
3) la presenza o meno di un box o di un posto auto.

Pochi gli annunci certificati, nonostante l’obbligo di certificare l’immobile in caso di vendita o locazione con relativa “pubblicità” negli annunci, nelle città, le inserzioni riportano la classe energetica rappresentano solo nel 57% dei casi, mentre per gli immobili in affitto la percentuale di annunci che riporta la presenza di certificazione energetica scende addirittura al 34% del totale.

Dal 1° ottobre di quest'anno sono entrati in vigore i nuovi decreti del ministero dello Sviluppo economico che completano il quadro normativo in materia di prestazioni energetiche degli edifici. Il nuovo Apa sarà uguale per tutto il territorio nazionale e offrirà al cittadino, alle amministrazioni e agli operatori maggiori informazioni riguardo all'efficienza degli edifici e degli impianti, consentendo un più facile confronto della qualità energetica di unità immobiliari differenti. Lo scopo dovrebbe essere appunto quello di orientare il mercato verso strutture con migliore qualità energetica.

mercoledì 28 ottobre 2015

Raccontare una storia per fare quattrini


New age economica, ovvero alla riscoperta di una dimensione umana per gli affari: "Restate piccoli, fate grandi prodotti". Dopo lo scoppio della crisi nel 2008, e il fallimento delle prime banche, la teoria del "too big to fail" andava per la maggiore. Troppo grande per fallire declamava vigorosamente chi sosteneva la necessità di imprese ben strutturate, al riparo da fallimenti.
Quest'espressione dal significato intuitivo, enuncia un principio per cui l’autorità monetaria non consentirebbe di cadere in stato di insolvenza (e di fallire) a una banca o ad altro intermediario finanziario di dimensioni tali da generare potenziali effetti sistemici negativi. Fino ad un certo punto sarà stato anche vero, perchè comunque ci sono stati casi di crolli clamorosi e disastrosi.

La ricetta del guru
Philip Kotler, autore di Marketing Management (20 milioni di copie, 14 edizioni) ha tracciato "Il futuro del sistema Italia". La sua ricetta per sviluppare un’idea di successo nel nostro Paese e quella di continuare a produrre ciò che il mondo apprezza dell’Italia: Moda, lusso, cibo e business su piccola scala. L’Italia ha una leadership in questi settori, pertanto dovrà privilegiare le sue eccellenze. 
Il sistema Italia può tornare protagonista senza esprimere una leadership mondiale nell’hi-tech, bisognerebbe rendere virtuosa la dimensione piuccola delle aziende, che potrebbe fare un lavoro migliore ed essere agile, senza il freno di molte grandi fabbriche e vincoli.
La chiave non è la dimensione dell’azienda, è importante assicurarsi di essere conosciuti laddove ci sono popolazioni numerose, che hanno i soldi per comprare i prodotti italiani, applicando una teoria chiamata Hidden Champions Companies, secondo la quale devi essere la migliore azienda, per una specifica classe di prodotti, che abbia un gruppo di compratori da qualche parte. La piccola azienda italiana deve trovare una nicchia di mercato e presidiarla.

Raccontare una storia, per fare questo bisogna avere un buon uomo marketing, esperto di storytelling. Tutte le aziende hanno una storia, ma ci sono molti modi per raccontarla. Un buon prodotto, per un target di clienti ben definito, che sappia attrarre finanziamenti, attraverso un racconto d’appeal anche per i media. Nella realtà di oggi vediamo che l'incapacità di farsi conoscere, promuoversi, raccontarsi, la piccolezza intellettuale che non mette in gioco sinergie e collaborazioni tra aziende, è il primo limite per la rivincita del made in Italy.


giovedì 15 ottobre 2015

Sei ore per essere civili


Favolosi, lanciano un'idea non proprio innovativa, ma fondamentale: lavorare sei ore al giorno ed essere più felici. La proposta viene dalla civile Svezia, che sta valuntando il bisogno di incrementare il “tasso di felicità” del paese, forse perchè la depressione invernale colpisce più che altrove, o forse solo perchè sono più civili di noi. Sembra che nella solare, bella, tranquilla Italia, non ci sia nessun bisogno di incrementare il tasso di felicità perchè pizza e mandolini ci affrancano da tutto. Sbagliato, anzi tutto molto sbagliato a cominciare da dipendenti pubblici che se lavorassero effettivamente sei ore, renderebbero tutti più felici, dalla bellezza italiana che come per le signore molto affaticate tende a svanire con il tempo sotto una montagna di frane, pattume in strada, inquinamenti vari, dalla solarità del paese che in questi anni si è vista poco, se poi si vogliono considerare solari Monti, Fornero, Verdini, Alfano, Poletti o Del Rio, e tanti artisti ed intellettuali, non siamo nello stesso concetto.

Gli impiegati svedesi, depressi dall'inverno, hanno già adottato il cambiamento con l’obiettivo di compiere più attività lavorativa in un minor lasso di tempo, così da poter avere a disposizione più ore da dedicare alla propria vita privata. La Toyota di Goteborg, la seconda città del Paese, è passata alle sei ore ben tredici anni fa con il risultato che la società ha avuto dipendenti più felici, un più basso tasso di avvicendamenti tra i lavoratori e un incremento di utili.

Filimundus, uno sviluppatore di applicazioni di base a Stoccolma, ha introdotto le sei ore lo scorso anno. “Le otto ore lavorative non sono poi così effettive come si pensa”, sostiene Linus Felds, l’amministratore delegato della società. “Rimanere fissi su uno stesso lavoro per otto ore è difficile. Per riuscirci, siamo soliti intervallare il lavoro con pause. E al tempo stesso facciamo fatica a gestire la nostra vita privata fuori dall’ufficio”. Le stesse parole invece non arrivano anche da Confindustria italiana, ma nemmeno dalle associazioni di artigiani, anzi non si sentono proprio da nessuno in Italia, però troviamo mediatori di lavoro ovvero caporali, che ritengono di pagare molto meno per far lavorare molto di più, e cottimisti, che non sono ottimisti, che vorrebbero pagare a risultato.  A Nord hanno lavoratori, qui a sud si cercano schiavi, ma non è scoppiata una guerra di secessione per liberare gli schiavi? Ed i sudisti anche se illuminati dal sole, hanno perso.





giovedì 1 ottobre 2015

Women Power: i talenti delle donne




Ogni tanto buone notizie, in questo caso si annuncia che in Italia le imprese femminili rappresentano quasi il 22% delle imprese totale e la loro diffusione risulta relativamente maggiore nelle regioni a più elevata disoccupazione femminile. Sembra pertanto che le donne siano in grado di rispondere ai problemi occupazionali con spirito di iniziativa.
Uno studio di Banca Popolare di Milano ha analizzato il fenomeno delle imprese al femminile evidenziandone la vivacità e l'importanza per l'intera economia nazionale.
La conclusione del rapporto è che l’imprenditoria femminile si presenta come un segmento in fase di espansione con evidenti opportunità sia per le banche che per l’economia nel suo complesso. Non solo: si delinea un quadro molto rassicurante e incoraggiante in cui una gestione del credito più prudente, la più evidente possibilità di realizzare uno sviluppo economico inclusivo e sostenibile e, elemento molto significativo, il contributo che potrà essere dato dalle donne straniere per la creazione di una cultura dell’integrazione attraverso l’iniziativa imprenditoriale fanno dello studio uno strumento prezioso per valorizzare una originale gestione dell’impresa.
Le donne in molti casi lavorano meglio, sono più attente, non mancano certo di eleganza creativa rispetto ai loro colleghi ed ora intraprendono con successo. Non basta ancora, il mondo delle libere professioni, vede figure di primo piano femminili, avvocati, medici, consulenti, sono realtà al femminile di tutto rispetto e spesso non hanno paura a competere con colleghi maschi, che invece hanno più paura di competere con le donne. Lo sviluppo del sistema Italia, passa attraverso queste energie, queste competenze, questo dinamismo equilibrato tra tradizione ed innovazione.
I dati ci confermano questo, a dispetto delle varie commissioni economiche di pari opportunità che invece in questi anni hanno fatto molto poco anche se hanno detto molte cose.

Rimane, a nostro parere, un grosso buco femminile nella politica del paese, anche se per dirla tutta non è che i maschi stiano brillando. La gerontocrazia da un lato che si contrappone al giuvenilismo dell'altro, in realtà dimostra che tutti hanno le stesse pochissime idee ma un sacco di slogan, poca credibilità ma una presunzione stratosferica, una dialettica che è molto bassa ma che non è nemmeno popolare. Le protagoniste attuali non stanno portando grandi novità a questo quadro piuttosto stantio, ma auspichiamo in un futuro migliore, anche se non arriva in Italia una novella Angela Merkel.



mercoledì 16 settembre 2015

Libera professione più forte in Europa

L'Europa, molto più del Bel Paese, sembra orientata a darsi una scrollata riformista, introducendo novità pesanti anche nel campo delle professioni. Resta da vedere se in Italia, terra di microprofessionisti poco collaborativi e sviluppati, queste novità troveranno anche utilità. 

Con i cinque punti appena delineati dal commissario europeo al mercato interno, Elzabieta Bienkowska, emerge chiaramente l'intenzione a rafforzare e ampliare il campo d'azione dei liberi professionisti in Europa, riconoscendo a questi una rappresentanza a livello di commissioni e assemblee, considerandoli ormai di fatto come imprese. Liberi professionisti più vicini al mercato dei capitali, semplificazioni sull'accesso ai finanziamenti e sviluppo di strumenti alternativi collettivi e cartolarizzati. 

Cinque punti della commissaria, per una profonda rivisitazione del settore. Il primo dei cinque punti delle linee guida  si concentra sulla necessità di formare e fare acquisire le giuste competenze tecniche ai professionisti, nonché sull'offrire a questi ultimi informazioni base relative ai fondamenti dell'economia in cui agiscono e alle valutazioni base tra costi e profitti. Dentro tale area tematica l'Unione ha incluso il capitolo Erasmus, con l'intenzione di incentivare piani di scambio internazionale tra giovani talenti. Una maggiore facilità d'accesso ai mercati e alla finanza è il fondamento dei punti due e tre.

Bienkowska, ha ribadito l'intenzione di promuovere le libere professioni, confermando quanto già disposto dalla Commissione europea prima della creazione, nel 2014, del gruppo di lavoro tecnico impegnato sul piano di azione per l'imprenditorialità 2020. Nell'arco di un mese, ha continuato il commissario, si prevede verrà adottata l'Internal market strategy, che spingerà a integrare le libere professioni sul mercato, forte anche dalla direttiva europea sulle professioni qualificate, che ha mappato più di 5 mila attività professionali.

lunedì 27 luglio 2015

Startup di idee innovative

Alcuni dati delle startup innovative Italia, oltre 4.000 e sei su dieci stanno al Nord. Solo il 24% è a prevalenza giovanile, e solo il 13% è a prevalenza femminile. Il 73% fa servizi alle imprese. Impiegano fondi pubblici non a fondo perduto, ma in equity e rappresentano un futuro diverso per l'economia.
Un esempio di  startup intelligente che funziona, è data da chi ha inventato l’unica tecnologia al mondo in grado di riprodurre luce naturale in ambienti bui. Spettacolare, utilissima e piacevole per chi passa molto tempo in spazi chiusi. Economicamente ha già un valore importante che si spera possa cresce impetuosamente nel tempo. Complimenti.

Ma fare startup non è facile, e molte o molto spesso si incorrono in errori che possono anche diventare molto gravi quando non disastrosi:


Essere pressapochisti. Fare una startup significa avere conoscenze di marketing digitale, marketing tradizionale, finanza e amministrazione, risorse umane, organizzazione. Le carenze si pagano se non si provvede.

Incapacità d’adattarsi ai cambiamenti. L’idea vale 1 mentre l’esecuzione vale 99. È necessaria la capacità di adattarsi ai cambiamenti. Banters che nessuno conosce, poteva essere come WhatsApp che tutti usano, invece è stato un grande buco nell’acqua, Skype è andato in crisi perchè non si aggiornato su tutte le piattaforme. Realizzazioni  insufficienti o sviluppi inadeguati. Instagram è l’esempio contrario, hanno fatto tante scelte sbagliate ma le hanno saputo correggere in 2 mesi.


Poco impegno. Non si può avere una società part time. Fare una startup è come fare un’impresa tradizionale. Richiede 3 o meglio 4 anni almeno di 100% del tempo dedicato a essa. E' probabile anche un impegno tale da avere poche ferie consecutive per tutto questo periodo.

Tempistica sbagliata. Ci sono casi che hanno funzionato o che hanno avuto successo solo perchè arrivati nel momento giusto. Dal momento dell’inizio a quello del go live bisogna essere velocissimi.

Pensare troppo al fatturato. Raggiungere finanziamenti importanti su valutazioni magari molto elevate è un concetto che ormai è passato come obiettivo per gli imprenditori di nuova generazione. È meglio valutare la propria azienda meno e avere tra i propri soci chi può essere di aiuto e supporto.
 

Passione, convinzione, informazione, aggiornamento, volontà, applicazione, programmazione, attenzione, ed un buon gruppo non sono solo la cornice indispensabile per dare valore economico ad una bella idea, sono i colori con cui viene realizzata l'opera.








martedì 14 luglio 2015

Assessment Center, indagini e selezioni per lavorare


L'Assessment Center è una metodologia di indagine in ambito lavorativo, in grado di fornire informazioni analitiche circa le competenze, le capacità, le attitudini, le motivazioni e il potenziale di sviluppo delle persone coinvolte. 


Si usa per:
  1. selezione di personale in ingresso;
  2. mappatura del patrimonio umano aziendale;
  3. valutazione del potenziale;
  4. verifica del possesso di capacità fondamentali in alcune risorse-chiave con attuale o futura responsabilità manageriale;

L'Assessment Center è uno strumento che impiega simulazioni di situazioni organizzative che consentano di rilevare una vasta gamma di competenze. Le esercitazioni agiscono da stimolo per attivare i comportamenti che si vogliono valutare.
Gli strumenti di rilevazione sono: test, in basket, questionari motivazionali, role playing per dinamiche di gruppo, colloquio individuale e altre prove individuali, ciascuno dei quali indaga su specifiche aree tematiche.

Gli esaminatori cercheranno di comprendere le vostre attitudini. Ad esempio se siete più portati al lavoro di squadra e siete in grado di collaborare con gli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune, oppure se avete capacità di leadership e se siete in grado di guidare un gruppo. Altri aspetti che vengono valutati possono essere: la capacità di gestire lo stress, di affrontare problemi complessi, le capacità di organizzazione, la propensione al rischio, la capacità di parlare in pubblico, le competenze di negoziazione e relazione, capacità di vendita, l’attitudine al cambiamento, competenze analitiche, capacità di autocontrollo, predisposizione alla gestione di gruppi di persone.

Non è utile mentire o usare stratagemmi per mostrare lati del carattere che non vi appartengono.  Durante l’assessment center gli esaminatori analizzeranno sia la vostra comunicazione verbale sia la comunicazione non verbale come il linguaggio del corpo, il tono della voce, la vostra postura, i gesti, le espressioni del viso, i movimenti, se siete capaci di fingere tenendo tutto sotto controllo o avete  una doppia personalità oppure siete bravi come Marlon Brando.

mercoledì 20 maggio 2015

Ipermercati low economy


Le grandi aziende che hanno ipermercati, sono e ci sembrano ancora imbattibili nonchè potentissime, invece hanno anche loro parecchi problemi da affrontare, perchè sono in declino.
Ad essere penalizzati in questi anni sono stati soprattutto Auchan e Carrefour perché avendo una rete di ipermercati diffusa su tutto il territorio nazionale, nel meridione hanno sentito, fortissima, l’erosione del reddito delle famiglie. Carrefour ha deciso di abbandonare il sud Italia, Auchan invece prende tempo, tagliando quasi 300 posti di lavoro in Sicilia, pur dichiarando di voler conservare un presidio nelle regioni meno sviluppate. I francesi sono anche penalizzati da strutture un po’ più elefantiache, e mentre a Parigi si scommette su altri mercati emergenti, all’Italia vengono destinate poche risorse ritenendola un mercato saturo ed in crisi. Qualche segnale positivo arriva dal modello Carrefour Express (negozi aperti 24 ore su 24) e dall’e-commerce di Auchan che sta inaugurando la possibilità di fare la spesa online e passarla soltanto a ritirare.

Il quadro generale della iperframmentata distribuzione italiana, vede ai primi posti Coop, Conad, Esselunga, Selex che sommano una quota di mercato complessiva di quasi il 55% (dari Iri). Auchan e Carrefour restano confinate a un 15,8%, in quinta e sesta posizione rispettivamente.
Siamo di fronte al declino di un format, l’ipermercato che conosciamo, che i francesi non hanno saputo registrare in tempo perché attaccati alle grandi metrature e a punti vendita ubicati nelle periferie urbani e nei grossi centri commerciali.
Questo modello, vincente nei primi anni Duemila, con il carrello colmo fino all’eccesso a rappresentare simbolicamente l’iper-consumismo, ora non è più in sintonia con il nuovo stile di vita degli italiani. A pagare sembra sia una maggiore vicinanza al territorio, un legame più stretto con i piccoli fornitori, una maggiore flessibilità organizzativa retaggio di piccoli imprenditori, ma a governare le scelte delle famiglie è la crisi economica interminabile. In realtà tutti sono indotti a spendere meno, a verificare i prezzi e confrontarli, a scegliere con attenzione. La spesa settimanale di tutto, anche un po' sprecona, oggi trova meno spazio, gli italiani sono più poveri e più tartassati, e gli effetti sono anche questi.

martedì 7 aprile 2015

Mercato dei Diamanti: Carat, Clarity, Color, Cut

Peso, Purezza, Colore e Taglioil valore di un diamante si definisce soprattutto in base a quattro parametri di classificazione, ossia le famose 4 C dalle iniziali dei termini in lingua inglese:
Carat (Peso), Il peso dei diamanti è espresso in carati (1 carato = 0,20 grammi). Il carato si suddivide a sua volta in centesimi denominati "punti". Clarity (Purezza), il reticolo cristallino del diamante spesso presenta delle interruzioni che penalizzano. Colour (Colore), a livello teorico il colore è da considerare un grave difetto con una notevole penalizzazione del valore della pietra ma, quando esso è marcato e caratterizzante, esclude la stessa dalle normali categorie di colore e la inserisce nella classificazione dei cosiddetti diamanti 'fancies', ricercatissimi e, di conseguenza, di alto valore.
Cut (Taglio), il taglio più utilizzato è quello rotondo "brillante" o Amsterdam: 58 faccette, o meglio 57+1, considerando 1 la levigatura della punta del cono inferiore, denominato Culet.
(Vedi anche LuxuryPlus)

Le quotazioni dei diamanti da investimento mostrano un costante trend positivo, ben superiore all' andamento dell' inflazione. Investire in diamanti non è comunque mai una scelta speculativa e rischiosa, bensì una ponderata tutela dei propri capitali. Il loro trend valutativo non ha mai risentito degli eventi socio-politici, garantendo la sicurezza economica di questa scelta.
Punto di equilibrio del mercato è la De Beers Consolidated Mines Ltd., fondata nel 1888, che controlla circa il 45% della produzione mondiale di diamanti. Essendo i diamanti una risorsa naturale e limitata, la Anglo American, già Gruppo De Beers che ne commercializza i grezzi, pianifica con grande attenzione gli stock, immettendo sul mercato quantitativi determinati sempre correlati alla domanda finale. Questo è uno dei motivi per cui, anche in periodi di forte depressione, le quotazioni delle pietre possono rimanere invariate, senza subire flessioni.
Le quotazioni sono pubblicate trimestralmente perché il diamante non essendo un bene speculativo, non è soggetto a continue oscillazioni.
Monopolio, mercato, stabilità, un bene rifugio che negli anni si è mostrato molto sicuro, come non consigliarlo, peccato che non sembri adatto a piccoli investitori.

mercoledì 25 marzo 2015

Guepiere Economy




Il lusso, l'alta moda, la moda, sebbene siano sempre meno alla portata di tutti, continuano ad essere elementi di attrazione e di attenzione, anche perchè fanno economia e tendenza.
Pochi giorni orsono, Il Corriere della Sera ha pubblicato un servizio sulle guepiere, "Da Cenerentola a Madonna è guepière-mania, e le vendite si impennano" 
La Repubblica in precedenza aveva scritto: "Dopo aver subito l' ostracismo di dive come Greta Garbo e Marilyn Monroe che semplicemente lo snobbavano, o delle femministe che lo incendiavano sulle barricate, l' intimo femminile è stato finalmente riabilitato dai demiurghi dello stile come emblema della svolta sexy della moda del prossimo inverno. Il fuoco continua ad ardere sotto la cenere. Non a caso un capo assolutamente evocativo come la guepière, estrema propaggine della categoria dei bustini, ormai si porta in tutte le salse." 
La RAI risponde dalle sue rubriche, e Sky non è da meno con "Guepiere - tutte le notizie". Che poi questo argomento si colleghi al Burlesque, alle Pin Up, alla biancheria intima, al gossip, è significativo come la guepiere faccia richiamo, che si traduce in pubblicità, che si spera diventino vendite e che portino utili sempre più magri. Tutto questo quindi non è un affare solo per i produttori di intimo ma anche e soprattuttoper giornali, tv, notiziari, e tutto quanto fa spettacolo, come si diceva una volta. 


Passati gli anni easy, passate le varie crisi, attraversato il millenio ed approdati a nuovi bui tunnel di economia ridotta, il sogno di una bella signora bellamente agghindata, resiste a tutto e si rilancia. Concetto apparentemente maschilista ma errato, perchè chi produce vera economia, ovvero incassa, sa benissimo, in questo caso, che sono esigentissime donne che si interessano, che fanno tendenza ed infine che acquistano l'offerta. 
La moda italiana è una delle poche certezze che resistono, siano  elegantissimi vestiti od un intimo di raffinata qualità, siamo ben lieti di poter offrire quello che rimane della grande cultura italica. L'economia non tornerà vigorosa producendo chiodi e bulloni in piccoli capannoni, ci vuole cultura, studio, preparazione, arte ed idee. Celebriamo quindi eleganza, buon gusto, storia e tradizione, in chiave moderna facendola diventare attrattiva.  

giovedì 19 marzo 2015

Info lavoro: Articolo 18 (riveduto o svenduto)

L'articolo 18 è parte integrante dello Statuto dei lavoratori, ossia la legge numero 300 del 20 maggio 1970. Nella sua forma originale, prevedeva il reintegro automatico in azienda del lavoratore licenziato senza giusta causa. Il quale aveva anche la garanzia di un risarcimento del danno, commisurato all'ultima retribuzione e calcolato su tutte le mensilità dalla data di licenziamento a quella di effettivo reintegro.
VALIDO SOPRA I 15 DIPENDENTI. Questa disciplina si applicava (ancora oggi è così) a tutti i casi in cui il datore di lavoro avesse più di 15 dipendenti nell'unità produttiva (oppure 60 dipendenti sull'intero territorio nazionale) e se il licenziamento veniva dichiarato da un giudice illegittimo, ingiustificato o discriminatorio.
In quest'ultimo caso, il lavoratore aveva diritto alla tutele previste dall'articolo 18 anche a prescindere dalle dimensioni dell'azienda.

La RIFORMA di Elsa Fornero ha modificato l'articolo 18 nel 2012, prevedendo diversi criteri di applicazione del diritto al reintegro a seconda del tipo di licenziamento, e stabilendo quattro regimi di tutela differenti: piena, attenuata, obbligatoria e obbligatoria ridotta.
TUTELA PIENA: si applica in tutti i casi di nullità del licenziamento perché giudicato discriminatorio, comminato in violazione delle tutele previste in materia di maternità o paternità, oppure negli altri casi previsti dalla legge, e nei casi in cui il licenziamento sia inefficace perché avvenuto in forma orale. Vale indipendentemente dalla dimensione dell'azienda e copre anche i dirigenti. Il giudice, dichiarando nullo il licenziamento, ordina al datore di lavoro la reintegrazione del lavoratore e lo condanna al risarcimento del danno con un’indennità commisurata all’ultima retribuzione
TUTELA ATTENUATA: si applica in caso licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, illegittimo per insussistenza del fatto contestato, e in caso di allontanamento per giustificato motivo oggettivo se il fatto è manifestamente infondato. Il giudice, annullando il licenziamento, ordina il reintegro del lavoratore e condanna il datore di lavoro al pagamento del risarcimento del danno, che non può, però, superare un importo pari a 12 mensilità.
TUTELA OBBLIGATORIA: si applica in tutte le ipotesi non contemplate dalle altre tutele, se il giudice accerta che non ricorrono gli estremi del giustificato motivo soggettivo o della giusta causa addotti dal datore di lavoro. In questo caso, dichiarato risolto il rapporto lavorativo con effetto dalla data del licenziamento, il datore di lavoro è condannato al pagamento di un’indennità risarcitoria onnicomprensiva, determinata tra un minimo di 12 e un massimo di 24 mensilità.
TUTELA OBBLIGATORIA RIDOTTA: si applica quando il licenziamento risulti illegittimo per carenza di motivazione, o per inosservanza degli obblighi procedurali previsti per il licenziamento disciplinare o per giustificato motivo oggettivo. In questi casi il giudice, dichiarando il licenziamento inefficace, condanna il datore di lavoro al pagamento di un'indennità variabile tra sei e 12 mensilità, da valutarsi caso per caso in relazione alla gravità della violazione formale o procedurale commessa dal datore di lavoro.

Il JOBS ACT ha cambiato ancora: saranno reintegrati i lavoratori licenziati per motivi discriminatori, ma sarà possibile il reintegro anche per i licenziamenti disciplinari. Possibilità limitata solo ad alcune fattispecie e cercando di tipizzare il più possibile il funzionamento di questi reintegri, per ridurre al minimo la discrezionalità dei giudici. Per i licenziamenti economici che saranno considerati illegittimi resta invece solo l'indennizzo. Prossimamente, ulteriori approfondimenti.