

Il quadro generale della iperframmentata distribuzione italiana, vede ai primi posti Coop, Conad, Esselunga, Selex che sommano una quota di mercato complessiva di quasi il 55% (dari Iri). Auchan e Carrefour restano confinate a un 15,8%, in quinta e sesta posizione rispettivamente.
Siamo di fronte al declino di un format, l’ipermercato che conosciamo, che i francesi non hanno saputo registrare in tempo perché attaccati alle grandi metrature e a punti vendita ubicati nelle periferie urbani e nei grossi centri commerciali.
Questo modello, vincente nei primi anni Duemila, con il carrello colmo fino all’eccesso a rappresentare simbolicamente l’iper-consumismo, ora non è più in sintonia con il nuovo stile di vita degli italiani. A pagare sembra sia una maggiore vicinanza al territorio, un legame più stretto con i piccoli fornitori, una maggiore flessibilità organizzativa retaggio di piccoli imprenditori, ma a governare le scelte delle famiglie è la crisi economica interminabile. In realtà tutti sono indotti a spendere meno, a verificare i prezzi e confrontarli, a scegliere con attenzione. La spesa settimanale di tutto, anche un po' sprecona, oggi trova meno spazio, gli italiani sono più poveri e più tartassati, e gli effetti sono anche questi.
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