mercoledì 25 novembre 2015

Maltrattamenti in famiglia, il ritardo della denuncia è giustificato!

La giornata contro la violenza sulle donne serve perchè è necessario arginare velocemente, se proprio non si riesce a superare, il problema. Il 66,1% dei casi riguarda violenze fisiche, il  77,1% psicologiche, il 16,1% stalking, il 32,2% violenze economiche e il 13,6% violenze sessuali. Le violenze nelle relazioni di intimità sono quelle che colpiscono maggiormente le donne perché l’82,9% degli autori di violenze sono partner o ex, i familiari sono il 9,4%, gli amici e conoscenti o colleghi di lavoro il 5,5% e gli estranei costituiscono solo il 2,2%.
 
Accadono sul tema anche cose incomprensibili: La decisione del Tribunale di Genova, che in un giudizio di separazione personale di due coniugi, ha negato alla moglie, che chiedeva dopo 24 anni di matrimonio, nel corso del quale aveva subito violenze e maltrattamenti, la separazione con addebito, sia un indennizzo sia l'assegno di mantenimento, con la motivazione che ventiquattro anni erano tanti, troppi per ribellarsi. 
La Corte di Cassazione, però, si è già pronunciata anche in merito alle ragioni che possono esserci alla base del “ritardo” con cui, a volte, vengono denunciati i maltrattamenti e quindi alla sua rilevanza, ovviamente non in questo caso di Genova.
Una donna, dopo un certo numero di anni, decide di denunciare per maltrattamenti il marito; il Tribunale assolve il marito, mentre il giudice di appello, su ricorso della sola parte civile, in riforma della sentenza di primo grado e in punto di sola responsabilità civile, condanna l'imputato al risarcimento dei danni e alle rifusione delle spese. Secondo i giudici di appello, in particolare, il ritardo con il quale la vittima si era determinata a denunciare i fatti “si poteva spiegare in ragione dell'intreccio di sentimenti contrastanti di affetto e di paura nonché della situazione di dipendenza psicologica ed economica che sovente connota i rapporti familiari”. Il marito propone ricorso per cassazione, che viene rigettato dalla Suprema Corte, che afferma che la sentenza di appello correttamente ha deciso che i comportamenti posti in essere dal ricorrente debbano sussumersi nella fattispecie dei maltrattamenti in famiglia.

Sulla “tardività” della denuncia della persona offesa, la Suprema Corte afferma che “risponde ad una condivisibile massima d'esperienza che le persone offese di reati commessi in ambito familiare siano spesso restie a rendere pubbliche le loro tristi vicende, e ciò in considerazione dell'intrecciarsi di sentimenti contrastanti, di affetto, di paura e/o risentimento, che spesso connotano le relazioni fra congiunti o di situazioni di dipendenza psicologica ed economica, che possono costituire un freno alla denuncia di maltrattamenti subiti."
 
VI Sezione Penale della Corte di Cassazione sentenza n. 43943/2015.
 
Esprimere un giudizio sul caso di Genova, senza approfondimento e conoscenza, non sarebbe giusto e sensato, preme invece sottolineare che anche i tribunali italiani non sono così arretrati da giustificare la violenza contro le donne. La civiltà di una società si basa anche su questi parametri e fortunatamente crisi o risveglio economico, in Italia si contrasta decisamente la violenza contro le donne, questa è vera giustizia e non semplice legalità.
 



una decisione del Tribunale di Genova, che in un giudizio di separazione personale di due coniugi, ha negato alla moglie, che chiedeva dopo 24 anni di matrimonio - nel corso del quale aveva subito violenze e maltrattamenti - la separazione con addebito, sia un indennizzo sia l'assegno di mantenimento, con la motivazione che ventiquattro anni erano tanti, troppi per ribellarsi: ciò significava, per i giudici di Genova, aver subito, tollerato, avallato di fatto simili condotte.
Al di là delle polemiche (anche in Parlamento) e delle forti perplessità che ha suscitato tale decisione, si segnala la sentenza n. 43943/2015 della VI Sezione Penale della Corte di Cassazione, che, naturalmente in altro ambito, si è pronunciata anche in merito alle ragioni che possono esserci alla base del “ritardo” con cui, a volte, vengono denunciati i maltrattamenti e quindi alla sua rilevanza.
Nal caso in esame, una donna, dopo un certo numero di anni, decide di denunciare per maltrattamenti il marito; il Tribunale assolve il marito dal delitto ex art. 576 c.p.p., mentre il giudice di appello, su ricorso della sola parte civile, in riforma della sentenza di primo grado e in punto di sola responsabilità civile, condanna l'imputato al risarcimento dei danni e alle rifusione delle spese.
Secondo i giudici di appello, in particolare, il ritardo con il quale la vittima si era determinata a denunciare i fatti “si poteva spiegare in ragione dell'intreccio di sentimenti contrastanti di affetto e di paura nonché della situazione di dipendenza psicologica ed economica che sovente connota i rapporti familiari”.
Il marito propone ricorso per cassazione, che viene rigettato dalla Suprema Corte, che afferma che la sentenza di appello correttamente ha deciso che i comportamenti posti in essere dal ricorrente debbano sussumersi nella fattispecie dei maltrattamenti in famiglia.
E in punto di “tardività” della denuncia della persona offesa, la Suprema Corte afferma che “risponde ad una condivisibile massima d'esperienza che le persone offese di reati commessi in ambito familiare siano spesso restie a rendere pubbliche le loro tristi vicende, e ciò in considerazione dell'intrecciarsi di sentimenti contrastanti, di affetto, di paura e/o risentimento, che spesso connotano le relazioni fra congiunti o di situazioni di dipendenza psicologica ed economica, che possono costituire un freno alla denuncia di maltrattamenti subiti.
Non è quindi inconsueto riscontrare nella prassi, sopratutto in contesti familiari consolidati o comunque connotati da legami sentimentali intensi, quella situazione emotiva – che la psicologia qualifica in termini di dipendenza affettiva – che induce una persona a ritenere che il proprio benessere dipenda da un'altra e che la induce ad accettare qualunque compromesso, piegandosi alla volontà dell'altro fino ad annullare la propria dignità....
Prosegue la Corte “..La resistenza a formalizzare una denuncia nei confronti del soggetto maltrattante può dipendere dal timore di compiere scelte tali da provocare la dissoluzione dell'unità familiare e arrecare pregiudizio di natura economica o scompensi affettivi ai figli” piuttosto che dalla paura di subire gravi reazioni aggressive da chi è aduso a violenza.
Tali situazioni, conclude la Suprema Corte, non rendono di per sé inaffidabile la narrazione delle violenze subite dal partner e la perdurante tolleranza deve essere valutata al pari di tutte le altre circostanze concrete.

© AvvocatoAndreani.it - Articolo originale: Maltrattamenti in famiglia: il ritardo della denuncia non esclude di per sé la attendibilità delle accuse

giovedì 19 novembre 2015

Le previsioni della scienza sulle storie d'amore




L'inizio di una relazione genera sempre entusiasmo e preoccupazioni. L'entusiasmo proviene dalla conoscenza che si acquisisce, dalla passione bruciante, dal pensiero unico che si trascina fino al momento dell'incontro, dal sentirsi insieme con un altra persona, la preoccupazione arriva quando ci si chiede se ha un futuro, o se se questa relazione sia destinata a durare? Dubbi profondi e scintillanti certezze, si alternano continuamente in questa favola d'amore, che potrebbe proseguire con e vissero felici e contenti, ma in molti casi si naufraga davanti ad un piatto non lavato oppure a "qualche momento" di considerazioni intense che vi hanno distratto da voi stesse", finendo erroneamente o casualmente a letto con altri. 
La scienza non poteva non approfondire la possibilità di prevedere come andrà a finire. Una ricerca dell'Università dell'Illinois ha classificato le relazioni in quattro distinti tipi, in base ad un'analisi di 9 mesi (ci sembrano pochi), su 376 coppie non sposate (non un campione rappresentativo di tutti), tutte di circa 20 anni ( piuttosto giovani). 
Questa la classificazione delle coppie: drammatiche (34% del totale), combattenti (12%), socialmente impegnate (19%) e incentrate sul partner (30%). Quali di queste sono destinate a durare e quali a scoppiare? Le prime, le drammatiche, fatte di alti e bassi, in cui si trascorre molto tempo per conto proprio, lontano anche da famiglia ed amici, avranno, secondo lo studio, durata breve. Stessa sorte per le coppie combattenti, i cui i litigi sono frequenti, e quelle definite socialmente impegnate che hanno alla base del loro rapporto l'interazione con amici e familiari. In questi ultimi due casi però proprio perché si discute e si interagisce molto, anche con gli altri, la relazione è più stabile del primo caso. Per essere sicuri che la nostra relazione duri in eterno, o quasi, dobbiamo mirare a diventare come quelle coppie in cui l'altro diventa "il centro del proprio universo". 
Sintesi della ricerca, o entrambi vi buttate anima e corpo, testa e cuore, applicazione ed impegno sul vostro amore ovvero sull'altro, oppure siete a rischio. Vista così, ci pare una ricerca scontata e ci sembra che molto pochi possano resistere nel tempo a questo amore autoreferenziale.
 
Per tutti quelli che non riescono o non vogliono ridursi come Barbie e Ken, allora si rischia grosso.
I sintomi che tutto sta andando in controsenso, contromano, contrologica, sono molti, elenchiamo alcuni piuttosto evidenti anche per chi non ha fine sensibilità e conoscenze psicologiche.

Mancanza di comunicazione: Se una differenza di opinioni conduce a scontri regolari allora è chiaro che qualcosa non va. Le coppie spesso evitano di discutere dei loro problemi perchè si ha la sensazione che ciò aggraverebbe ulteriormente la situazione. Ma stare in silenzio non è una soluzione. Trovate il momento per parlare in tranquillità e identificare così la causa principale del problema.
Dipendenze: Uno dei segnali più comuni e preoccupanti è quando il partner inizia a soffrire di dipendenza da alcol, da gioco d'azzardo e anche da internet. In questo caso comunicare con il vostro partner e mostrare il vostro supporto vi aiuterà sicuramente. Se il problema viene sottovalutato, sarà difficile risolverlo nel lungo periodo.
Dipendenza dal lavoro: Lavorare tutto il giorno può aiutarvi ad ottenere una promozione, ma può mettere a rischio la vostra relazione. Questo può essere un segno per il vostro partner che si preferisce trascorrere più tempo davanti al computer piuttosto che in coppia.
Passione perduta: La maggior parte delle coppie percepisce una perdita di passione dopo aver trascorso anni insieme. Se la vista del vostro amato ha cominciato a irritarvi oppure vi trovate spesso a litigare su questioni insignificanti, allora è il momento di fare un passo indietro e pensare ad alcuni modi per ravvivare il romanticismo tra di voi.
Tradimento: Se il vostro partner ha bisogno di avere rapporti al di fuori della vostra relazione, evidentemente c'è qualcosa che non va. Spesso, il tradimento è la goccia che fa traboccare il vaso in un rapporto già teso e di solito conduce alla separazione.

giovedì 12 novembre 2015

Allarme dati dei conti correnti

Uno dei peggiori attacchi informatici che si sia mai visto, è stato fatto usando un malware chiamato Dridex per prendersi l'accesso e la password di persone e svuotargli il conto in banca.
Questa notizia apparsa, con un certo livello di allarmismo, informa che recentemente l'Fbi e le forze dell'ordine britanniche hanno stretto il cerchio contro la botnet Dridex, arrestando una persona accusata di aver utilizzato il malware per infettare migliaia di computer. Dietro il virus, però,si nasconde un gruppo di criminali ben organizzato che è riuscito fino ad oggi a rubare decine di milioni di dollari in tutto il mondo. Fbi ed Europol stanno intervenendo azzerando i computer compromessi nel tentativo di fermare la propagazione della botnet di Dridex. Una nuova truffa informatica piuttosto pericolosa rischia di infettare gli apparati che usiamo di solito.
Cosa combina di male? Una volta che un computer è stato infettato, gli aggressori Dridex possono rubare le credenziali bancarie e altre informazioni personali sul sistema per ottenere l'accesso ai documenti finanziari di un utente.

Il malware di solito si propaga attraverso email di phishing che sembrano provenire da fonti accreditate, questa e-mail contiene un documento di Microsoft Word allegato al messaggio, se viene aperto l'allegato, infetta il computer. 
Dridex è anche in grado di auto replicarsi copiando se stesso sulle unità di rete e in locale, e anche su dispositivi come chiavette Usb. Così come avviene per la maggior parte degli attacchi informatici di tipo finanziario, anche Dridex cambia le tattiche in corsa.
La famiglia di malware Dridex è stata la terza più grande minaccia finanziaria con circa 29.000 rilevazioni. Un dato tuttavia in diminuzione, con un calo dell'88% rispetto al 2012. Oggi Dridex sembrerebbe rinato nella sua attività, che è ripresa ad aumentare negli ultimi mesi. I criminali dietro Dridex hanno preso di mira molti Paesi: nel 2015 guidano la classifica gli Stati Uniti, seguiti da Giappone e Germania. 

lunedì 9 novembre 2015

Digital time dell'informazione


I dati confermano quello che sembra l'evoluzione digitale del popolo, gli italiani preferiscono la Rete, per leggere le notizie ed informarsi ed ogni giorno condividono un milione di articoli e news sui social media.

Sancito l’addio alla carta, si preferiscono Web e App per l'aggionamento. La condivisione è ormai quotidiana e registra un incremento a tripla cifra negli ultimi 2 anni (+185% dal 2013 al 2015). Il fenomeno, forte di 30 milioni di condivisioni mensili, si sviluppa a partire dai 100 mila articoli di attualità prodotti dalle cento principali testate d’informazione online. Il 55% delle condivisioni sui social network si riferisce ad articoli pubblicati sui siti Web dei quotidiani cartacei.

Tramonta il rito quotidiano della lettura dei giornali di carta, ed allora diventa necessario analizzare l’offerta informativa online per approfondire la nuova dinamica di produzione e distribuzione delle notizie. Poco meno della metà della popolazione connessa a Internet produce la domanda d’informazione che si riversa online ogni giorno. Milioni di persone ricavano dal Web (12,2 milioni) e dalle App sui dispositivi mobili (4,7 milioni) le informazioni che cercano, mentre tra gli stessi utenti Internet appena il 17,6% legge abitualmente i quotidiani in formato cartaceo.

Il Web domina sulle App ed è in crescita rispetto al confronto con lo stesso dato di due anni fa, mentre la quota di preferenza verso il cartaceo rispetto al digitale rimane costante, intorno a una persona su sei. In queste analisi mancano i dati televisi che comunque sono un non trascurabile veicolo d'informazione, ma di una cosa siamo sicuri, molte più notizie e molto più in fretta ma qual'è il livello di approfondimento delle news principali? Non abbiamo risposta a questo elemento ma temiano che non sia così positiva.