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giovedì 5 ottobre 2017

Pronti per stupire o per un quiz


Sarà capitato a tutti di imbattersi al bar in una qualche persona, donne e uomini, che mentre trangugiano un aperitivo parlano di calcio, motori, scemenze o acquisti, pettinature, trucco. Raramente capita che sempre in quel bar ma ad un tavolino vicino si parla di Proust e della Ricerca che non è la ricerca dell'arca perduta ma è Alla ricerca del tempo perduto che solo a guardarla ti fa perdere un sacco di tempo che poi non ritrovi più.
Diciamolo chiaramente, talvolta qualcuno se la tira, ed allora noi vogliamo preparare lettrici e lettori per stupire gli altri, e per questo partiamo da un personaggio con un argomento notevolissimo, non proprio conosciuto in Italia.

Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni, e una delle poetesse più amate dal pubblico della poesia e non solo di tutto il mondo d'oggi.

POESIA: Figli dell’epoca
  
Siamo figli dell’epoca,
     l’epoca è politica.
     Tutte le tue, nostre, vostre
     faccende diurne, notturne
     sono faccende politiche.

Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico, la tua pelle una sfumatura politica, i tuoi occhi un aspetto politico.

     Ciò di cui parli ha una risonanza, ciò di cui taci ha una valenza in un modo o nell’altro politica.

     Perfino per campi, per boschi
     fai passi politici
     su uno sfondo politico.

     Anche le poesie apolitiche sono politiche, e in alto brilla la luna, cosa non più lunare.
     Essere o non essere, questo è il problema.
     Quale problema, rispondi sul tema.
     Problema politico.
    
     Non devi neppure essere una creatura umana per acquistare un significato politico.
     Basta che tu sia petrolio,
     mangime arricchito o materiale riciclabile.
     O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma si è disputato per mesi: se negoziare sulla vita e la morte intorno a uno rotondo o quadrato.
    
     Intanto la gente moriva,
     gli animali crepavano,
     le case bruciavano e i campi inselvatichivano come nelle epoche remote e meno politiche.



Un salotto letterario conosce perfettamente questo inizio, anzi i partecipanti a questo salotto si salutano così: Chiamatemi Mario. Dove nasce questa tradizione letteraria e perchè non è esportabile al bar, in discoteca, su una panchina del parco? La risposta è usatela ovunque, perchè così comincia la storia, che tutti conoscono, della balena bianca e che non sarebbe la DC.
Herman Melville e la sua opera Moby Dick, considerato uno dei capolavori della letteratura americana, infatti inizia così:

Chiamatemi Ismaele. Qualche anno fa - non importa quando esattamente - avendo poco o nulla in tasca, e niente in particolare che riuscisse a interessarmi a terra, pensai di andarmene un po' per mare, e vedere la parte equorea del mondo. È un modo che ho io di scacciare la tristezza, e regolare la circolazione.


In questi giorni si parla tanto di esiliati, perseguitati, inseguiti ed abbandonati. Qualsiasi sia il motivo che vi ha portato dentro questo discorso se volete colpire duro con il vostro sapere non dimenticate di citare

Fëdor Michajlovic Dostoevskij,  I DEMONI

amava straordinariamente la sua condizione di "perseguitato" e per così dire di "esiliato". In tutte e due queste parolette c'è una sorta di splendore classico, che lo aveva sedotto subito e per sempre e che, innalzandolo a poco a poco, nella considerazione di sé stesso, nel corso degli anni, lo aveva portato infine su un piedistallo abbastanza alto e gradito all'amor proprio. In un romanzo satirico inglese del secolo scorso, un certo Gulliver, tornato dal paese dei lillipuziani, dove la gente non è più alta di un paio di pollici, si era talmente abituato a considerarsi fra loro un gigante, che anche quando camminava per le vie di Londra, lanciava grida ai passanti e alle carrozze perché si spostassero per non farsi schiacciare da lui, immaginando di essere ancora un gigante fra i nani. Per questo lo deridevano e lo ingiuriavano e qualche rozzo cocchiere frustava addirittura il gigante; ma era giusto? Che cosa non può fare l'abitudine! L'abitudine aveva portato Stepan Trofimoviè quasi allo stesso punto, ma in una forma ancor più innocente e inoffensiva, se così ci si può esprimere, perché era un'ottima persona.

E dopo tutta questa esibizione di conoscenza, se ancora l'altro sesso non vi tiene in adeguata considerazione, provate ad andare ad un quiz televisivo per incrementare il gruzzolo, farvi vedere sullo stage ed apparire intelligenti. Se anche questo non basta, riutiratevi in convento e leggete. E' sempre un modo interessante per passar il tempo. 







domenica 18 dicembre 2016

Una storia di Natale

Nel 274 d.C. l'imperatore Aureliano proclamò il 25 dicembre festa del Sole, o meglio, “Festa della Vittoria del Sole” (Dies Natalis Solis Invicti), già festa di antichissime origini egiziane, legata al culto di Mithra, divinità connessa alla luce e alle tenebre.
Anche in questa occasione si scambiavano doni d’ogni tipo. Il motivo per cui la festa del Sole si celebrava in inverno anziché in estate, come sembrerebbe più logico, è semplice: il 25 dicembre cade pochi giorni dopo il solstizio d'inverno, cioè quando le giornate già cominciano ad allungarsi. 
Anche il Natale presenta tutti i caratteri e le manifestazioni dei giorni che segnano l'inizio di un ciclo. La data del Natale nel calendario cristiano fu stabilita nel 337 d.C. da papa Giulio I (in Occidente si festeggia il 25 dicembre, mentre i cristiani d'oriente lo festeggiano il 6 gennaio). Prima di questa data non sembra che sia stata conosciuta una festa della natività del Cristo. La festa del 25 dicembre sarebbe stata istituita da papa Giulio per contrapporre una celebrazione cristiana a quella mitraica del Dies Natalis Solis Invicti. L’intenzione del pontefice fu quella di contrastare i culti pagani.

A dire il vero, bisogna affermare che è ormai accertato e confermato da studiosi che hanno rifatto i calcoli astronomici del calendario, che Gesù non sarebbe nato duemila e sei anni fa, bensì circa sette anni "prima dell'anno zero". Tale anomalia si deve al conteggio errato di Dionigi il Piccolo, un monaco del sesto secolo che decise, nella sua esaltazione religiosa, di dividere la storia umana in due periodi: avanti e dopo Cristo. Probabilmente anche sulla data precisa della nascita di Gesù il Nazareno vi sono parecchi dubbi: si suppone che il periodo corretto della nascita di Cristo possa essere quello primaverile. Una data precisa non è in ogni caso stata tramandata (in nessun testo sacro), ma tutto ciò non toglie nulla al significato del Natale.
La raffigurazione della Natività ha origini remote, infatti i primi cristiani usavano scolpire o dipingere le scene della nascita di Cristo nei loro punti di incontro (ad esempio nelle Catacombe).
La prima vera rappresentazione della Natività si ritrova nell'affresco delle catacombe di Santa Priscilla (siamo nel II sec. d.C.), che raffigura la Madonna con in grembo il Bambinello, per la presentazione ai re magi. Accanto si trova un uomo, forse san Giuseppe o, forse, il profeta Isaia, mentre in alto compare una stella ad otto punte.
Nei secoli successivi, sino al quinto circa, molti sono gli affreschi catacombali rappresentanti analoghe Natività o Epifanie. Tra questa produzione ricordiamo il bassorilievo del sarcofago di Adelphia e Valerio a Siracusa, oppure quello di Isacio, esarca armeno in Ravenna, oppure ancora le effigi parietali del III secolo nel cimitero di S. Agnese. Curioso è l'affresco delle catacombe di San Sebastiano (del IV sec. d.C.), dove mancano Maria e Giuseppe ma compare una sorta di mangiatoia con il bue e l'asino. Anche gli affreschi delle catacombe di Pietro e Marcellino e di Domitilla in Roma mostrano delle novità: i magi sono quattro nelle catacombe di Domitilla, mentre in quelle di Pietro e Marcellino sono due.
Comunemente il "padre del presepio" viene considerato San Francesco d'Assisi, poiché a Natale del 1223 fece il primo presepio in un bosco. Allora, Papa Onorio III, gli permise di uscire dal convento di Greggio, così egli eresse una mangiatoia all'interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia.
Poi tenne la sua famosa predica di Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la storia di Natale a tutti coloro che non sapevano leggere. Nella Cappella Sistina della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, si può ammirare uno dei più antichi presepi natalizi. Fu realizzato in alabastro nel 1289 da Arnolfo di Cambio e donato a questa chiesa. Il presepio ha la forma di una casetta, in cui è rappresentata l'adorazione dei Re Magi. Si considerano precursori del presepio anche gli altari gotici intagliati con immagini della natività. Uno di questi altari con il gruppo dei tre Re Magi si trova in Austria nella chiesa di S. Wolfgang nella regione di Salzkammergut. Questo altare venne realizzato dall'artista brunicense Michael Pacher.
Un periodo fiorente di presepi fu il Barrocco. Prime notizie certe di presepi di chiese si rilevano dalla Germania meridionale quando, dopo la Riforma i Gesuiti riconobbero per primi il grande valore del presepio come oggetto di preghiera e di raccoglimento, nonché mezzo di informazione religiosa. I Gesuiti fecero costruire preziosi e fastosi presepi, tanto che quest'usanza si estese velocemente nelle chiese di tutta Europa cattolica, finché ogni comune volle un presepio in ogni chiesa.



mercoledì 14 dicembre 2016

Annus horribilis: saluti ed anche addii

Il 2016 è stato per David Cameron, François Hollande, Hillary Clinton ed anche per Matteo Renzi, l'annus horribilis! Per molti leader europei, democratici tradizionali d'ogni colore, è stato l'anno della caduta, ovvero della loro bocciatura da parte del popolo e del trionfo annunciato dei loro sfidanti populisti.

Il primo anno orribile che si ricordi è stato l’anno 69 DC nel quale si succedettero quattro imperatori.
Le milizie spagnole proclamarono Galba e lo seguirono in una marcia trionfale che costrinse Nerone a togliersi la vita, quando appunto Galba si avvicinò a Roma. I pretoriani proclamarono imperatore Otone, e uccisero Galba perché aveva nominato un altro successore invece di Otone. Otone era stato il primo marito di Poppea, inizialmente unito a Nerone, e molto simile a lui per modo di comportarsi e di pensare, divenne poi legato della Lusitania, l’attuale Portogallo, perché Nerone volle allontanare da Roma chi era stato l’uomo della sua nuova moglie. Le milizie insediate in Germania proclamarono invece Vitellio, che era il loro comandante e lo guidarono in una sanguinosa quanto breve guerra civile, che si concluse con una battaglia vittoriosa e con il suicidio di Otone.
A questo punto furono le legioni di stanza in Oriente, che trovarono alleati in altre province dell’ Impero romano, a convergere su Roma e a proclamare nuovo imperatore Vespasiano.

Per Roma caput mundi quello non è stato un buon anno, così come non lo è stato il 2016 per gli oppositori di Erdogan.

Anno molto particolare anche per quanto riguarda gli artisti:
Addio alla super star del rock David Bowie, al chitarrista degli Eagles Glen Frey, alla pop star Prince, ed anche addio al chitarrista dei Jefferson Airplane Paul Kantner, simbolo di Woodstock. 

Allungano l'elenco Maurice White, fondatore e leader degli Earth, Wind & Fire, scomparso all'età di 74 anni. Scomparso anche Keith Emerson, uno dei musicisti simbolo del Progressive. Nato a Tomorden, nello Yorkshire nel 1944, con Greg Lake, bassista e cantante proveniente dai King Crimson, scomparso anche lui nel 2016, e Carl Palmer, batterista super virtuoso diedero vita agli Emerson, Lake & Palmer.

E' morto a soli 57 anni nella sua casa a a Paisley Park in Minnesota, Prince, per oltre trent’anni uno dei più talentuosi, prolifici e ingovernabili artisti della musica mondiale. Il mondo ha perso uno dei suoi più grandi poeti: ci ha lasciati Leonard Cohen all'età di 82. Si è spento a Los Angeles il cantante canadese e uno dei personaggi più influenti della musica del Novecento. E' stato uno dei pochi artisti della sua generazione ad avere successo anche superati gli ottanta anni, e il suo ultimo album ''You Want It Darker'', è stato pubblicato nell'ottobre del 2016.

Il 19 febbraio è morto a 84 anni lo scrittore, semiologo e filosofo Umberto Eco. Autore di opere come Il nome della Rosa, Il cimitero di Praga o L'isola del giorno prima ma anche di numerosi saggi di semiotica, estetica medievale e linguistica è considerato uno dei più grandi personaggi della letteratura italiana moderna.
Scomparso il grandissimo regista Ettore Scola, l’attore e regista Franco Citti, l’attore Alan Rickman celebre per il ruolo di Severus Piton nella saga di Harry Potter e addio purtroppo a tanti altri.










lunedì 14 novembre 2016

Escape Room: si gioca anche in Italia


Vi ritrovate in una stanza chiusa a chiave e dovete trovare il modo di uscire.
Vi trovate all’interno di una stanza senza finestre e la porta è stata chiusa a chiave. Intorno a voi ci sono uno scaffale con dei libri, qualche scrivania in legno, un orologio a pendolo, una macchina da scrivere e altri oggetti che danno al luogo un’impronta anni ’40. Vi avvicinate a un cassetto ma serve una chiave per aprirlo. Non è un videogame, lasciate perdere i joystick, perché la libreria è a portata di mano e vi trovate proprio dentro la stanza. Da adesso avete un’ora per cercare insieme ai vostri compagni d’avventura un modo per uscirne.

Questo è l’ultimo divertimento a Los Angeles e si sta espandendo in altre città degli Stati Uniti e dagli USA arriva in Italia. Si tratta di Escape Room, che sono luoghi dove un gruppo di persone viene rinchiuso in una stanza (volontariamente) e deve risolvere vari misteri grazie agli indizi disseminati per ottenere la chiave d’uscita.

Nuova attrazione di tendenza, 60 Minuti da condividere con amici, alla ricerca di enigmi, combinazioni, trabocchetti, in una dinamica ricerca di risolvere l’enigma finale, la chiave di uscita dalla stanza. Questo è il concetto di “Escape Room” o “Escape Game”: stanze allestite secondo le atmosfere di film, videogiochi, libri, periodi storici. Sfide e quiz da risolvere per fuggire entro un tempo prestabilito. Veri e propri scenari ricostruiti per 'giocare' ad essere altro o altrove. In Italia sono già attivi più di 100 Escape Game ed almeno 50 sono in programma nei prossimi mesi per un fatturato stimato già oltre i 10 milioni di euro ed oltre 1000 addetti a vario titolo. Per 750.000 clienti, in costante crescita. (Stime fugacemente.it)

Tanti “scenari” che permettono al partecipante un vero e proprio gioco di ruolo, trasformandolo in investigatore, esploratore, ribelle, astronauta, stregone. Ma un’altro aspetto interessante degli Escape Game è che si gioca in squadra, che occorre collaborare per risolvere gli enigmi ed uscire dalla stanza vincitori. Tanto che in molti casi gli scenari di gioco sono utilizzati anche da aziende per fare formazione ai propri dipendenti e manager, sviluppando lo spirito di squadra, di iniziativa e collaborazione. Il gioco si vince con l’intuito, la prontezza di riflessi, la cooperazione, ma stimola nel contempo la conoscenza sullo scenario presentato, cosa che lo rende senza dubbio un interessante modo per avvicinare i giovani ad epoche storiche o atmosfere letterarie.

In tutta Italia, il sito World of Escapes ne recensisce 33 appartenenti al circuito.  A Roma la Escape Room Resolute propone come scenari Dracula, 50 sfumature e Egypt, sempre a Roma nella Escape Room Oddity c'è il Bagno degli orrori. Tra le 'stanze' a Milano c'è Nightmare e Sabatoge e la clinica degli infetti, a Rimini che non perdono tempo stanno allestendo altri scenari divertenti anzi in questo caso molto interessanti.






mercoledì 12 ottobre 2016

Frasi formidabili, discorsi, detti famosi e famigerati

Molto spesso ci si sbaglia tra comunicatività e verbosità, serietà e seriosità, e si scambia la chiarezza con la rozza durezza, la banalità con la popolarità, il coinvolgimento con la piccolezza, e l'umorismo con la ridicolaggine. 

Comunicare è anche arte e dote, non tutti possono avere le stesse caratteristiche ma spesso ci si confonde, credendo che paroloni e concetti astratti difficili, rendano eloquente nonchè colto chi parla.

Se farsi capire più che parlare è complicato, fare un discorso in pubblico è anche più difficile, e per questo ogni discorso che si voglia fare va assolutamente preparato, per evitare di dire sciocchezze inenarrabili che vi marchieranno per sempre solo per aver seguito l'entusiasmo. 
In questo caso non si vuole fare il manualetto sul public speaking, ma riportare discorsi famosi, famigerati, discutibili ma che alla fine sono rimasti nella memoria di tutti e nella storia. 
Leggere per capire!


Si inizia con:

 

Adolf al Reichstag

Per anni abbiamo sofferto la tortura del Diktat di Versailles che è diventato per noi ormai intollerabile. Danzica era ed è una città Tedesca. Il Corridoio di Danzica era ed è in Germania. Entrambi questi territori devono il loro sviluppo culturale esclusivamente al popolo Tedesco. Danzica è stata però separata dalla Germania e il Corridoio annesso alla Polonia. Come avviene in altri territori Tedeschi dell’Est, le minoranze Tedesche che vi vivono sono maltrattate nel modo più angoscioso. Negli anni 1919 e 1920 più di 1,000,000 di persone di sangue Tedesco sono state costrette a lasciare la madre patria.

Ho tentato più volte con mezzi pacifici di proporre la revisione dell’iniquo Trattato ed è una menzogna affermare che volevamo ottenerla con la costrizione. Quindici anni prima che il Partito Nazional Socialista salisse al potere c’è stata l’opportunità di concretizzare questa revisione con accordi ed intese pacifiche.


Benito alla nazione

Combattenti di terra, di mare, dell'aria.
Camicie nere della rivoluzione e delle legioni.
Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno d'Albania.
Ascoltate!
Un'ora, segnata dal destino, batte nel cielo della nostra patria.
L'ora delle decisioni irrevocabili.
La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste parole: frasi, promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cinquantadue Stati.
La nostra coscienza è assolutamente tranquilla.

Nikita al comitato centrale

Compagni,
Nel rapporto del Comitato Centrale del Partito al XX Congresso, in numerosi discorsi dei delegati al Congresso stesso ed anche prima, durante la sessione plenaria del CC-PCUS, si è parlato molto del culto della per­sonalità e delle sue dannose conseguenze.

Dopo la morte di Stalin il Comitato Centrale del Partito cominciò ad attuare una politica intesa a spiegare, concisamente e coerentemente che non è lecito ed è estraneo allo spirito del marxismo-leninismo esaltare una sola persona, e trasformarla in un superuomo in possesso di doti sovrane naturali simili a quelle di un Dio.

Un simile uomo è ritenuto in grado di sapere tutto, vedere tutto, pen­sare per tutti, fare qualsiasi cosa ed essere infallibile nella propria con­dotta.

Un simile culto per un uomo, e precisamente per Stalin, è stato diffuso tra di noi per molti anni.


Frasi dette all’assemblea dell’ONU

Daniel Ortega, presidente del Nicaragua, 1987

«Prima di rivolgersi a quelle teste calde che propongono azioni militari come l’invasione, si ricordi, presidente Reagan, che Rambo esiste solo nei film»

Un altro attacco agli Stati Uniti, questa volta per bocca del presidente del Nicaragua Ortega, forte critico della politica statunitense nell’America Centrale. In particolare per i finanziamenti ai gruppi armati contras e il sostegno della dittatura di Anastasio Somoza Garcia che, secondo Ortega “ha dissanguato i nicaraguensi”. La reazione del delegato degli Stati Uniti è stata quella di andarsene: “i nicaraguensi saranno rimasti seduti ad ascoltare, io no”.


Hugo Chávez, presidente del Venezuela, 2006

«Ieri il diavolo è passato di qua, si sente ancora puzza di zolfo»
Chávez è solito a uscite provocatorie e l’assemblea dell’ONU è uno dei suoi palchi preferiti. In quest’occasione l’attacco era diretto a George W. Bush, paragonato nientemeno che a Satana. Qualche anno dopo Chavez si è autocitato, dichiarando che «non c’è più odore di zolfo» da quando Obama è diventato presidente.


Omar al-Bashir, presidente del Sudan, 2006

«Il quadro che hanno dipinto le organizzazioni di volontari per sollecitare assistenza e aiuto ha portato a conseguenze negative»
Al-Bashir ha negato che in Darfur fosse in corso un genocidio, accusando invece le organizzazioni non governative occidentali di aver orchestrato un piano per ricevere più finanziamenti. Bashir, insieme ad Ahmadinejad, ha inoltre accusato Israele di aver diffuso menzogne per indebolire il governo sudanese.

Mahmoud Ahmadinejad, presidente dell’Iran, 2008

«La dignità, l’integrità e i diritti di americani ed europei sono messi in pericolo da un piccolo ma pericoloso gruppo di persone chiamati sionisti. Nonostante siano una minoranza minuscola, hanno manipolato in modo fraudolento e complesso fette importanti di centri finanziari, monetari e politici degli Stati Uniti e di diversi paesi europei»
Ahmadinejad ha usato regolarmente il palco dell’assemblea dell’ONU per attaccare il potere dell’Occidente, con un occhio particolare al suo acerrimo nemico, Israele. Nel 2008 ha accusato «l’entità sionista» di essere colpevole di vari crimini, tra cui l’aver causato la guerra nell’Ossezia del Sud. Una caratteristica dei discorsi del presidente iraniano è il forte uso della retorica religiosa e degli insegnamenti sciiti.


Fidel Castro, presidente di Cuba, 1960

«Se Kennedy non fosse milionario, analfabeta e ignorante capirebbe che non si può fare una rivolta contro i contadini»
Anche Castro non ha scherzato, esattamente cinquant’anni fa, quando ha criticato violentemente e per quattro ore e mezza Kennedy, Nixon e l’imperialismo americano, in piena crisi di rapporti tra gli Stati Uniti e Cuba. Castro è collegato anche a un altro ricordo bizzarro dell’assemblea di quell’anno: chiese di avere dei polli vivi nella sua camera d’albergo.